Anna Barbaro e la forza di chi non smette mai di sognare

Anna Barbaro con la medaglia d'argento a Tokyo 2020

Per la rubrica Interviste gentili, abbiamo raccolto le stupende parole di Anna Barbaro, atleta paralimpica campionessa di triathlon. Ci ha raccontato la sua esperienza come atleta e il suo impegno per avere città più accessibili.

Anna Barbaro l’abbiamo conosciuta grazie ad Elena Travaini, della quale vi abbiamo parlato in una precedente intervista. È stata proprio lei, con il suo entusiasmo contagioso, a parlarci di una ragazza con una storia sorprendente e con uno spirito combattivo invidiabile.
Ora che le abbiamo conosciute entrambe possiamo dire che sono l’unione di una forza senza fine.

Anna si è presentata subito con il suo sorriso luminoso e con il suo modo di parlare sintetico, ma immensamente profondo. Una persona che ci ha colpito per la sua schiettezza e per la sua capacità di continuare a sognare, nonostante tutto. Anna 10 anni fa si è dovuta arrendere ad una malattia che le ha portato via la vista in pochi mesi. E dopo 10 anni con tenacia, dedizione e tanta fatica è riuscita a raggiungere l’obiettivo più ambito per ogni sportivo, ossia partecipare alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Come atleta di triathlon non si è “limitata” a partecipare, ma ha vinto l’argento tagliando il traguardo avvolta nel tricolore. Parlando con lei abbiamo scoperto come si realizzano i sogni e vogliamo raccontarvelo.

Anna Barbaro durante le paralimpiadi di Tokyo 2020
Anna Barbaro durante le paralimpiadi di Tokyo 2020

Partiamo dalle presentazioni: chi è Anna Barbaro?

Anna Barbaro è una persona come tante, una persona particolare nella sua unicità, che da ragazza viveva di sogni come tutti gli adolescenti. La patologia che ha colpito la sua vista ha modificato i suoi sogni e dal voler essere una musicista e un’ingegnera è diventata un’atleta, una triatleta, che ha partecipato alle paralimpiadi di Tokyo. Una persona che ha cambiato i suoi sogni per la voglia di vivere e di abbracciare la vita in qualsiasi modo gli sia stata posta davanti. Ogni persona ha la sua storia e come tali siamo uniche, io sono questa.

Nel 2011 la tua vita è stata completamente modificata da un virus che ti ha portato a perdere la vista.  Durante il nostro primo incontro ci hai parlato del sostegno che hai avuto da parte di persone con disabilità visiva. Cosa ricordi di quei momenti?

Spesso da soli non si riesce a trovare la forza per rinascere. A volte non bastano neanche gli altri finché non accetti quello che ti sta succedendo. Nei primi mesi della mia malattia mi sono isolata, ma nonostante questo ci sono state tante persone a me vicino che nel momento in cui io sono stata pronta mi hanno aiutata, rispettando i miei tempi. Ogni volta che si cade bisogna ritrovare se stessi, per poi poter stare con gli altri. L’ostacolo più grande è proprio quello di riconoscere che si ha bisogno di aiuto. Le persone che mi hanno aiutata hanno rispettato i miei tempi e questo è stato fondamentale. Mi hanno sostenuta e dato la forza, ma solo quando io ero pronta a ricevere tutto questo. I gesti degli altri in un primo momento non sono riuscita a comprenderli, ma a distanza di 10 anni ho capito quanto sono stata fortunata. Io sono stata una spettatrice di quello che mi stava accadendo: una dottoressa mi ha detto “Anna vivi la tua vita giorno per giorno”. In quel momento ho capito che tutto quello che stava accadendo mi riguardava e che dovevo chiedere aiuto. Studiando mi sono resa conto che in tutti i contesti, come quello sportivo, ci sono sempre i momenti no, le cose che non vanno e ogni volta bisogna sempre ritrovarsi per riniziare, per essere ancora più forti e per chiedere aiuto.

Anna Barbaro e il suo cane Nora
Anna Barbaro e il suo cane Nora

Dopo la malattia hai scelto di intraprendere una carriera sportiva con il Triathlon, sport impegnativo che richiede forza, agilità e resistenza.
Com’è nata questa decisione? E quanto è stato importante lo sport a livello motivazionale?

Una delle canzoni che amo di più è La somma delle piccole cose di Nicolò Fabi. Il risultato di questa gara è stata proprio la somma di piccole cose. Volevo guadagnarmi piccoli passi di vita quotidiana. Ho iniziato con l’entrare in piscina, per ritrovare una motivazione, ho continuato con le gare regionali di nuoto, ho continuato con il nuoto in vasca vincendo i titoli italiani, ho continuato con il nuoto in acque libere, tra cui la traversata dello Stretto… è la somma di piccoli passi che mi ha portato fino là. Io lo penso come un disegno scritto, come un percorso, che pian piano inizi a fare. A volte torni indietro, a volte vai avanti. Sono parole già sentite tante volte, ma la mia storia è proprio andata così. Io sono partita dal nulla: ho cominciato con una gara regionale, poi una nazionale, poi con un’altra nazionale, poi ho unito gli sport…e poi una persona della federazione nazionale di Triathlon mi ha detto “provaci”. Io ho provato e mi è piaciuto. Credo che sia stato lo sport a prendere me per la somma di piccoli passi. Poi ho fatto i campionati italiani, poi i campionati internazionali fino ad arrivare a Tokyo. È la somma di piccole cose che crea la tua vita e le cose che si fanno, non sempre liscia come un’autostrada, ma quando arrivi alla fine di quella strada e proprio lì che dici “che bello!!!”. Se ci pensi è un paradosso, perché dici “la strada è stata lunga 10 anni, tu quanto hai gioito? 30 secondi? 1 minuto?! Ma la bellezza della vita è proprio questa: fare un percorso lungo anni per godere di un momento di felicità davvero breve, ma intensissimo perché pieno di tutti quei piccoli passi che hai fatto.

Nel 2021 hai raggiunto un traguardo importantissimo: hai vinto l’argento alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. L’immagine del tuo arrivo insieme alla tua guida Charlotte Bonin avvolte nella bandiera italiana ha emozionato il mondo, che ancora combatte con distanziamento, contagi e, ahimè, perdite umane. Qual è stato il momento in cui ti sei resa conto che stavi compiendo un’impresa? E quali sono state le emozioni di quei giorni? 

Io mi sono sempre sentita, fin dall’inizio, un esserino piccolo piccolo come una formica. Mi sono sempre paragonata ad una formica che gira intorno ad una grande pietra di cibo e dice: “Se io arrivo a quella pietra sarò felicissima, proverò una gioia immensa, ma non riesco a prenderla quella pietra perché è troppo pesante per me che sono piccolissima”. Tu immagina, io ho fatto tutti quei passi e ad un tratto arrivo lì, prendo questa pietra grande e alzo la mano. Ecco io mi sono sentita così! Ansia? No, nessuna ansia perché ero lì, ero tra le 10 persone al mondo ad essere lì. Quante persone al mondo volevano essere lì e non ci sono riuscite? Io piangevo perché ero già contenta di essere lì, ero già felice per questo. A volte non mi rendevo neanche conto, piangevo e basta!

Anna Barbaro in compagnia della sua guida mentre taglia il traguardo a Tokyo 2020
Anna Barbaro in compagnia della sua guida Charlotte Bonin mentre taglia il traguardo a Tokyo 2020

Il tuo impegno però non si chiude con lo sport. Sei una persona attiva, dinamica e, tra le tue attività, c’è anche un forte impegno nel sociale.
Puoi parlarci un po’ dei tuoi progetti in quest’ambito?

Oltre ad aver creato una piccola realtà a Reggio Calabria sono in prima linea per migliorare la situazione nella mia città. A chi mi chiede aiuto, in particolare persone non vedenti, rispondo positivamente e proprio a tale proposito ho conseguito l’abilitazione irifor per insegnare queste cose. Negli ultimi anni sono mancata molto per impegni sportivi, in passato lavoravo a scuola per aiutare bambini non vedenti e ora sto riprendendo anche i vecchi impegni e al tempo stesso sto lavorando a nuovi progetti. 

La Scuola di Comunicazione Gentile promuove l’inclusività e conosciamo, anche a livello di accessibilità digitale, le difficoltà che incontrano le persone con disabilità visiva nel leggere un contenuto on line o nell’accedere alle piattaforme. Quali accortezze consigli ai nostri lettori per rendere la rete un luogo inclusivo?

La prima cosa: quando si fanno i pdf e i word è bene farli in versione testo e non immagine perché i lettori leggono male i primi. Sui social il testo alternativo è fondamentale: nessuno lo vede, ma per le persone non vedenti sono testi fondamentali che ci aiutano a comprendere le pubblicazioni perché tramite i testi alternativi noi otteniamo una descrizione di quello che le persone vedono. Proprio da qui si potrebbe partire per abbattere molti muri che incontriamo utilizzando i social network.

Anna Barbaro in compagnia del suo cane
Anna Barbaro in compagnia del suo cane guida Nora

La gentilezza aiuta a migliorare le relazioni e permette di trovare sempre un punto d’incontro. In base alla tua esperienza, qual è il messaggio gentile che desideri lasciare per chi magari in questo momento sta vivendo un periodo di difficoltà? 

Non bisogna mai sentirsi soli perché soli non lo si è mai. Quando ci si sente soli bisogna guardarsi intorno perché qualcuno disposto ad aiutarci c’è sempre. E soprattutto bisogna donare gratuitamente perché quando meno ce lo aspettiamo qualcosa torna indietro. Proprio come è accaduto a me. 

Per conoscere e seguire Anna potete scriverle su annicabar@hotmail.com e seguirla sui social 

IG https://www.instagram.com/annicabar/
FB  https://m.facebook.com/annabarbaroatleta/