Conoscere se stessi attraverso le emozioni: intervista ad Alessia Faieta, Counselor e Orientatrice

Alessia Faieta, Counselor e Orientatrice, parla dell'importanza di riconoscere le proprie emozioni

Alessia Faieta, Counselor, Orientatrice in ambito lavorativo e con una grande esperienza in ambito sociale, realizza percorsi di ascolto e crescita personale in presenza e online. È operativa in Abruzzo e la sede dei suoi corsi è a Pescara. Abbiamo conosciuto Alessia grazie al web, durante un suo webinar sulle emozioni. Ci siamo successivamente incontrate dal vivo perché avevamo individuato tanti aspetti comuni del nostro lavoro e abbiamo deciso di organizzare un webinar dal titolo “Come sopravvivere ai social” (qui l’evento). Sono 4 incontri su Zoom durante i quali si imparerà a riconoscere le  emozioni che i discorsi online vanno a stuzzicare e a disinnescare l’odio attraverso l’uso consapevole delle parole e dei social.

Prima di addentrarci nelle domande, facciamo una breve introduzione su cos’è il counseling e cosa fa un counselor. Il counseling è un’attività che aiuta le persone a coltivare il proprio benessere e a migliorare la qualità della propria vita, attraverso percorsi di ascolto e consapevolezza di sé. Il counselor è il professionista che ti accompagna in questo viaggio di conoscenza e ri-scoperta di te e delle tue risorse. Al centro del percorso c’è la persona nella sua unicità e totalità, che impara ad ascoltarsi e a scegliere consapevolmente. Siamo convinte che attivare un percorso di counseling possa servire davvero a tutti e a tutte noi, soprattutto per imparare a conoscere e gestire le emozioni; farlo con gentilezza è una competenza universale che migliora la tua vita. 

Alessia Faieta si dedica in particolare alle donne e ha sviluppato delle competenze specifiche proprio per seguire alcuni aspetti che caratterizzano la femminilità. Ci ha colpite molto la sua gentilezza, la sua dedizione per questo lavoro e l’amore per le persone.
Potrete anche voi entrare in contatto con la sua bella persona leggendo le risposte che ci ha fornito. 

Buona lettura. 

Alessia Faieta, Counselor e Orientatrice, intervistata da Comunicazione Gentile
Alessia Faieta, Counselor e Orientatrice

Partiamo dalle presentazioni: chi è Alessia Faieta (per chi non la conosce)?

Sono una counselor e orientatrice in ambito lavorativo e assistente sociale specialista. Mi occupo del benessere individuale e di gruppo. Lavoro da sola e in collaborazione con enti e altri professionisti. 

Ti occupi di accompagnare le donne in percorsi di crescita personale e professionale. Perché hai scelto di dedicarti alle donne?

Ho deciso di dedicarmi alle donne innanzitutto per la mia formazione e per le mie esperienze lavorative post laurea. Sento inoltre di avere una maggiore vicinanza al mondo femminile e a tutto ciò che riguarda l’emancipazione e la realizzazione personale. A questo proposito vorrei condividere una riflessione, che va al di là dell’interesse lavorativo: mi capita spesso di incontrare donne che vivono “un passo indietro” rispetto alle loro possibilità. Sul lavoro, per i progetti personali e per se stesse. Nella matrice culturale c’è una differenza in questo e vorrei contribuire a ridurre questo gap con la mia esperienza, il mio esempio e la mia disponibilità a creare percorsi di crescita e consapevolezza per le donne.

Quanto contano la gentilezza e l’empatia per vivere meglio le relazioni?

Sono due chiavi fondamentali per la comprensione di se stesse e dell’altro. Soprattutto nelle relazioni. La gentilezza nei gesti, nella comunicazione e nelle parole è fondamentale per entrare in contatto con la persona che è di fronte a noi.  Fa la differenza nell’evoluzione, nella vita personale e nella qualità della relazione. Non bisogna poi dimenticare che la gentilezza è in primis verso se stesse, nell’accogliere soprattutto le parti “scomode” di noi, che spesso percepiamo come ostacolanti ma che in realtà hanno tanto da farci scoprire rispetto alla nostra complessità come esseri umani. Coltivare la gentilezza autentica serve a creare un terreno per il cambiamento, per la propria evoluzione. Non deve essere una maschera, una gentilezza di facciata, ma un viaggio verso la nostra essenza che si esprime attraverso parole e comportamenti che rivolgiamo a noi stesse. Spesso pensiamo che per autodeterminarci o per raggiungere degli obiettivi si debba sempre essere estremamente decisi, anche nella comunicazione. In realtà non è così. La comunicazione netta e impattante è un’illusione se non è coerente con i propri processi interni. Quando vediamo delle proposte di crescita personale basate esclusivamente sull’apparire sempre forti e vincenti, rischiamo di cadere nell’idea che siano sufficienti degli slogan a trasformare la nostra vita. Un atteggiamento di questo tipo può renderci ancora più giudicanti verso le parti di noi che chiamiamo fragilità, punti di debolezza, ferite; sono proprio queste parti che se ascoltate e accolte possono dar vita a veri e propri capolavori di rinascita.

Alcuni dettagli dello studio di Alessia Faieta, Counselor e Orientatrice
Alcuni dettagli dello studio di Alessia Faieta, Counselor e Orientatrice

Dalle pagine del tuo sito, il counseling Abbraccia Chi Sei, viene definito come un percorso che “non si affida solo alle parole, ma anche al corpo e all’Anima”. Una definizione che ci ha molto colpite. Potresti spiegarci cosa intendi e come la applichi?

Quando ho scritto quella parte ho pensato al fatto che non ci si affida solo alla parte razionale e cognitiva.  Ma ci si affida all’anima che è interiorità ed essenza. Il mio lavoro con le persone è cercare di abbracciare queste parti, farle dialogare, dialogare con il corpo, con le emozioni e viceversa. Per creare un insieme positivo. Osservarci nella nostra interezza. A livello cognitivo spesso sappiamo tutto, tutti i nostri “meccanismi” ma poi si resta fermi a questo punto. Quel passaggio ha bisogno di entrare in contatto con il corpo e con le emozioni.  Vivere la trasformazione chiede di coinvolgere soprattutto il corpo e la propria interiorità.  Come avviene la trasformazione nel counseling? Non c’è solo il dialogo ma anche delle attività che coinvolgono il corpo, come la respirazione, la meditazione e l’art counseling. Bisogna combinare linguaggi diversi per far dialogare le parti. Questa tipologia di incontri cerca proprio di offrire alla persona la possibilità di sperimentare e di mettersi alla prova. Dopo il percorso, grazie alla consapevolezza acquisita e al dialogo sano con se stessi, si hanno maggiori strumenti di conoscenza di sé che aiutano a orientarsi verso il proprio benessere in un abbraccio corpo-mente-anima.  Si arriva a fidarsi maggiormente delle proprie sensazioni e questo apre a nuove possibilità.

Nel progetto Abbraccia Chi sei, c’è una parte dedicata alla Danza come espressione di sé. Quanto conta entrare in relazione con il proprio corpo? Ci sono metodi per prendersi cura con gentilezza del proprio corpo? 

Il contatto con il corpo è fondamentale per conoscersi meglio. Per abitudini e anche per alcuni tabù, entriamo poco in contatto con il corpo e ci priviamo dell’ascolto profondo di noi. Il corpo ci da tantissime informazioni su come stiamo, come ci troviamo e come ci sentiamo. Noi invece restiamo in una direzione estremamente razionale. La danza di Danza chi sei non è una danza performativa, ma trova le sue origini nella danza movimento terapia Maria Fux, coreografa e ballerina. Una danza che nasce da dentro, senza cercare il passo o il movimento perfetto. Nasce dall’incontro con il proprio corpo. Gli incontri della danza sono accompagnati da stimoli e musiche che ispirano. Durante le lezioni si propongono anche dei temi di crescita interiore da esplorare attraverso la danza. Tante volte si scopre che il corpo si muove e sente la musica. E per questo non ha bisogno di guardarsi allo specchio. Quando faccio lezione infatti non ci sono specchi.  Si porta l’attenzione al sentire. Avvicinarsi al corpo fuori dalla performance e/o della prestazione sportiva è un vero e proprio atto di gentilezza. Per me è stata una grande riscoperta. Lo vivo in 1° persona. Le parole si fermano, i pensieri si abbassano e si va alle emozioni e si dà al corpo l’opportunità di raccontare i suoi colori e di sentirsi finalmente libero. Tutto senza parlare. Questo è il contatto gentile. Uno sguardo che va dentro e ti chiede “Come stai?”

Nello studio di Alessia Faieta, Counselor e Orientatrice
Nello studio di Alessia Faieta

Ci siamo conosciute online grazie al tuo corso dedicato alle emozioni. Abbiamo riscontrato sin da subito una sintonia e abbiamo iniziato dei percorsi insieme sulla consapevolezza digitale. Quanto è importante avere una buona relazione con i social?

La relazione con i social è importante anche quando i social non si utilizzano perché è un contesto in cui siamo immersi. Può cambiare la scelta o il modo in cui starci, ma bisogna essere sempre consapevole di cos’è lo strumento e come lo strumento agisce su di me. La vita è influenzata dai social (cultura, socialità, relazioni). Noi siamo immersi in un contesto sociale e i social sono un contesto sociale. Tutto ciò che emerge ha un effetto su di noi, più o meno consapevole. E come tutti gli altri aspetti, sia conoscere lo strumento sia sviluppare consapevolezza sugli effetti che ha e come scelgo di comunicare è fondamentale.

Entrare in contatto con le proprie emozioni e saperle gestire: che consigli daresti per potenziare questo aspetto essenziale delle nostre vite?

Il 1° passo è imparare a riconoscerle.Attraverso la conoscenza possiamo comprendere cosa le emozioni ci stanno comunicando. Su alcune emozioni abbiamo tanto pregiudizio (come la rabbia e la tristezza) e questo ci fa vivere poco sereni. Ma in realtà le emozioni non vengono per disturbarci. Il rapporto con le emozioni è conoscenza e incontro. A volte è difficile, ma è necessario. Accettando e vivendo le emozioni incontriamo noi stessi e scopriamo che quella emozione ci può dire che siamo in una situazione di difficoltà, può essere attivatore di energie e direzioni. Il consiglio dunque è: fate amicizia con le vostre emozioni. Più noi ci conosciamo, più l’emozione ci arriva in modo più chiaro. Impariamo come accoglierle e che tipo di messaggio ci stanno portando.

 

Desideri contattare Alessia o seguire le sue pagine social?
Ecco tutti i link e le informazioni utili

Tel: 3292236261 

sito: www.abbracciachisei.com

Instagram Alessia Faieta ♡ Counselor ♡ Pescara e online ♡ Counseling (@abbracciachisei) Alessia Faieta ♡ Danza la Vita (@danzachisei) • 

 

Hai trovato utile questa intervista? Pensi possa interessare o aiutare persone che conosci? Condividila con loro o sui canali social!
Aiuterai il progetto Comunicazione Gentile a farsi conoscere!

Raccontare la disabilità con la fotografia:
la storia di Mara

Mara fotografata da Guglielmo Antuono primo classificato al concorso Inail InSuperAbile 2021

Il periodo del lockdown e l’improvviso distanziamento sociale hanno rappresentato per molti un momento di riflessione sulle priorità della propria vita. Così è stato per Guglielmo Antuono, il protagonista della Storia di Gentilezza che vi raccontiamo.
Guglielmo Antuono è un fotografo professionista, che nel 2021 ha trovato un nuovo punto di vista per esprimere il suo talento: raccontare la disabilità con la fotografia, una delle tante modalità per dare spazio al suo grande desiderio di cogliere l’anima delle persone in una sequenza di scatti. Ci è riuscito con il reportage “Mara”, il suo primo progetto con il suo nuovo obiettivo, che descrive la quotidianità di una bambina con deficit cerebrali permanenti a seguito di un parto d’urgenza.
Tra enormi difficoltà e anche tante sofferenze, il suo sguardo e il suo sorriso sono un’immensa speranza per il futuro. 

Buona lettura.

 

Partiamo dalle presentazioni: chi è Guglielmo Antuono?
Per iniziare desidero salutare e ringraziare il team di “Comunicazione Gentile”, progetto che apprezzo e che trovo utile ed attuale.
Questa è una domanda alla quale ho dovuto rispondere proprio ultimamente per il mio sito, nel quale ho tracciato un piccolo profilo che qui posso riassumere così: mi chiamo Guglielmo Antuono, in arte IGuAn. Fotografo, filmo, esploro e racconto storie cercandone sempre l’anima.

Poco prima della fine del 2021 hai vinto un premio importante: primo classificato al Concorso INAIL “Scatto InSuperAbile”, categoria Fotoreportage, con il progetto “Mara”. Un premio che arriva al culmine di altri riconoscimenti in concorsi fotografici nazionali ed internazionali. Ci vuoi raccontare qualcosa in più?
Nel 2020 abbiamo vissuto tutti un periodo di pausa e io ne ho approfittato per rivedere e riflettere su alcune priorità. Così ho finalmente deciso di costruirmi uno spazio personale dove poter condividere sia le storie che desidero raccontare sia cineFotografia.it, il progetto di ricerca sul linguaggio fotografico e cinematografico. Quel posto oggi esiste e si chiama www.iguan.it.
Nel 2021 ho deciso anche di confrontarmi in alcuni contest nazionali e internazionali e sono arrivate finali, pubblicazioni, una mostra e, a dicembre 2021,
il primo premio al concorso fotografico dell’INAIL con la storia di “Mara”.

Una foto del progetto Mara primo classificato al concorso Inail InSuperAbile 2021
Mara

Il progetto “Mara” è ciò che ci ha portate a contattarti. Prima ancora di saperti vincitore del premio avevi già toccato le corde dei nostri cuori. Hai contribuito ad accendere i riflettori su un tema tanto importante, come la disabilità, ma soprattutto hai dovuto scegliere quale rappresentazione darne. Oggi più che mai la società si interroga su quale sia il modo giusto per rappresentare la disabilità, sollevando riflessioni tanto sulle immagini quanto sulle parole. Tu da dove sei partito? Come ti sei preparato per affrontare questo argomento?
Grazie, mi fa piacere sapere di esser riuscito ad emozionarvi con questo reportage.  Non ho vissuto altre storie simili e il primo approccio, soprattutto con quell’universo immenso dei suoi meravigliosi occhi, è stato per me destabilizzante e coinvolgente. Da lì il desiderio di spingermi nella storia e scrutarla in profondità. Mi sono aperto quanto più potevo e mi sono lasciato attraversare dalla sua realtà.
Una particolare sintonia con il modo di affrontare questa storia l’ho avvertita con i compagni di Mara, che l’hanno accolta sempre con ascolto, comprensione, sostegno e rispetto
. Tali presupposti rafforzano la mia convinzione che un giorno questi ragazzi e ragazze saranno esseri umani migliori.

Quanto tempo hai impiegato per portare a termine il reportage tra progettazione, fase di scatto, editing e stampa?
Il tutto direi, approssimativamente, un paio di mesi.

È stato difficile far accettare la tua presenza nella quotidianità di Mara e della sua famiglia? Come sei riuscito ad essere partecipe, ma non invadente?
No, assolutamente! Mi sono mosso in punta di piedi e solitamente sono il tipo di persona che riesce a stare facilmente bene con il prossimo. Cristina poi, la mamma di Mara, mi ha facilitato l’esperienza facendomi sentire da subito a casa. Lei è una persona fantastica, dotata di una forza incredibile e permettetemi di approfittare di questo spazio per ringraziare ancora lei, Mara e tutte le persone a loro vicine. 

Mara durante gli esercizi quotidiani fotografata da Guglielmo Antuono
Mara durante gli esercizi quotidiani

La storia di Mara può essere il punto di partenza per tante riflessioni. Una di queste è senza dubbio la presenza di barriere architettoniche nella nostra vita. Cosa è cambiato per te dopo l’incontro con Mara? Ci sono cose che riesci a vedere e che prima sembravano inesistenti?
La storia di Mara mi ha cambiato, ha dato nuovi spunti alla mia sensibilità e mi ha mostrato quale meraviglioso inno alla vita lei rappresenti. Mi ha fatto crescere sia da un punto di vista professionale che umano. Barriere architettoniche? Tanta è ancora la strada da fare perché, anche se alcune buone leggi ci sono, non sempre vengono rispettate. Questa storia dovrebbe renderci ancora più attenti nell’osservare e denunciare le cose che non funzionano.

In una tua bio in rete si legge della tua formazione in campo sociale. Probabilmente questa influenza il modo in cui racconti le storie attraverso la fotografia. Quali competenze deve avere un fotografo come te, quali difficoltà incontra e come le supera?
La formazione in campo sociale, oltre quella specifica del settore, è stata una scelta per comprendere meglio alcune dinamiche umane. Ne percepivo l’utilità per poi raccontare l’essere umano nella sua complessità. Penso a materie come la sociologia, la psicologia, l’antropologia che nel mio percorso, utili lo sono state di sicuro. Le difficoltà tipiche di chi decide di dedicarsi a progetti simili sono per tutti noi più o meno le stesse. Da quelle economiche a quelle organizzative. Infatti, o hai un budget dedicato che ti permette di affrontare le spese e stare relativamente tranquillo oppure devi districarti tra diversi lavori e nel tempo libero, dedicarti ai progetti senza fondi. Questo perché capita di non avere sempre dei “commissionati” e, quindi, dei budget in partenza. Capita che decidi di testa tua di provare a realizzare un progetto per poi tentare di venderlo soltanto dopo ma non è detto tu ci riesca. 

Mara a scuola fotografata da Guglielmo Antuono
Mara a scuola

Storie e racconti favoriscono la conoscenza e l’apprendimento. Quali sono, secondo te, le storie che dovremmo conoscere e che ci aiutano ad essere persone migliori?
Ne abbiamo parlato qui, ora, in questa intervista. Mi sento di consigliare di vivere esperienze simili non solo ai colleghi, ma a tutti coloro che vogliono diventare esseri umani migliori.


Per rimanere in contatto con Guglielmo Antuono, ecco i suoi canali di riferimento:
Sito web: www.iguan.it

Instagram: @iguan.film
Storia di Mara: https://www.iguan.it/2021/09/16/mara/

 

Ti è piaciuto il progetto di Guglielmo Antuono? Ti invitiamo a condividere l’intervista sui tuoi canali social e tra le persone che conosci.
Ci aiuterai a far conoscere il progetto Scuola di Comunicazione Gentile e a porre l’attenzione su tematiche importanti in merito all’inclusione sociale.
Lascia in un commento la tua opinione. Siamo curiosissimi/e di conoscere il tuo parere!

 

Anna Barbaro e la forza di chi non smette mai di sognare

Anna Barbaro con la medaglia d'argento a Tokyo 2020

Per la rubrica Interviste gentili, abbiamo raccolto le stupende parole di Anna Barbaro, atleta paralimpica campionessa di triathlon. Ci ha raccontato la sua esperienza come atleta e il suo impegno per avere città più accessibili.

Anna Barbaro l’abbiamo conosciuta grazie ad Elena Travaini, della quale vi abbiamo parlato in una precedente intervista. È stata proprio lei, con il suo entusiasmo contagioso, a parlarci di una ragazza con una storia sorprendente e con uno spirito combattivo invidiabile.
Ora che le abbiamo conosciute entrambe possiamo dire che sono l’unione di una forza senza fine.

Anna si è presentata subito con il suo sorriso luminoso e con il suo modo di parlare sintetico, ma immensamente profondo. Una persona che ci ha colpito per la sua schiettezza e per la sua capacità di continuare a sognare, nonostante tutto. Anna 10 anni fa si è dovuta arrendere ad una malattia che le ha portato via la vista in pochi mesi. E dopo 10 anni con tenacia, dedizione e tanta fatica è riuscita a raggiungere l’obiettivo più ambito per ogni sportivo, ossia partecipare alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Come atleta di triathlon non si è “limitata” a partecipare, ma ha vinto l’argento tagliando il traguardo avvolta nel tricolore. Parlando con lei abbiamo scoperto come si realizzano i sogni e vogliamo raccontarvelo.

Anna Barbaro durante le paralimpiadi di Tokyo 2020
Anna Barbaro durante le paralimpiadi di Tokyo 2020

Partiamo dalle presentazioni: chi è Anna Barbaro?

Anna Barbaro è una persona come tante, una persona particolare nella sua unicità, che da ragazza viveva di sogni come tutti gli adolescenti. La patologia che ha colpito la sua vista ha modificato i suoi sogni e dal voler essere una musicista e un’ingegnera è diventata un’atleta, una triatleta, che ha partecipato alle paralimpiadi di Tokyo. Una persona che ha cambiato i suoi sogni per la voglia di vivere e di abbracciare la vita in qualsiasi modo gli sia stata posta davanti. Ogni persona ha la sua storia e come tali siamo uniche, io sono questa.

Nel 2011 la tua vita è stata completamente modificata da un virus che ti ha portato a perdere la vista.  Durante il nostro primo incontro ci hai parlato del sostegno che hai avuto da parte di persone con disabilità visiva. Cosa ricordi di quei momenti?

Spesso da soli non si riesce a trovare la forza per rinascere. A volte non bastano neanche gli altri finché non accetti quello che ti sta succedendo. Nei primi mesi della mia malattia mi sono isolata, ma nonostante questo ci sono state tante persone a me vicino che nel momento in cui io sono stata pronta mi hanno aiutata, rispettando i miei tempi. Ogni volta che si cade bisogna ritrovare se stessi, per poi poter stare con gli altri. L’ostacolo più grande è proprio quello di riconoscere che si ha bisogno di aiuto. Le persone che mi hanno aiutata hanno rispettato i miei tempi e questo è stato fondamentale. Mi hanno sostenuta e dato la forza, ma solo quando io ero pronta a ricevere tutto questo. I gesti degli altri in un primo momento non sono riuscita a comprenderli, ma a distanza di 10 anni ho capito quanto sono stata fortunata. Io sono stata una spettatrice di quello che mi stava accadendo: una dottoressa mi ha detto “Anna vivi la tua vita giorno per giorno”. In quel momento ho capito che tutto quello che stava accadendo mi riguardava e che dovevo chiedere aiuto. Studiando mi sono resa conto che in tutti i contesti, come quello sportivo, ci sono sempre i momenti no, le cose che non vanno e ogni volta bisogna sempre ritrovarsi per riniziare, per essere ancora più forti e per chiedere aiuto.

Anna Barbaro e il suo cane Nora
Anna Barbaro e il suo cane Nora

Dopo la malattia hai scelto di intraprendere una carriera sportiva con il Triathlon, sport impegnativo che richiede forza, agilità e resistenza.
Com’è nata questa decisione? E quanto è stato importante lo sport a livello motivazionale?

Una delle canzoni che amo di più è La somma delle piccole cose di Nicolò Fabi. Il risultato di questa gara è stata proprio la somma di piccole cose. Volevo guadagnarmi piccoli passi di vita quotidiana. Ho iniziato con l’entrare in piscina, per ritrovare una motivazione, ho continuato con le gare regionali di nuoto, ho continuato con il nuoto in vasca vincendo i titoli italiani, ho continuato con il nuoto in acque libere, tra cui la traversata dello Stretto… è la somma di piccoli passi che mi ha portato fino là. Io lo penso come un disegno scritto, come un percorso, che pian piano inizi a fare. A volte torni indietro, a volte vai avanti. Sono parole già sentite tante volte, ma la mia storia è proprio andata così. Io sono partita dal nulla: ho cominciato con una gara regionale, poi una nazionale, poi con un’altra nazionale, poi ho unito gli sport…e poi una persona della federazione nazionale di Triathlon mi ha detto “provaci”. Io ho provato e mi è piaciuto. Credo che sia stato lo sport a prendere me per la somma di piccoli passi. Poi ho fatto i campionati italiani, poi i campionati internazionali fino ad arrivare a Tokyo. È la somma di piccole cose che crea la tua vita e le cose che si fanno, non sempre liscia come un’autostrada, ma quando arrivi alla fine di quella strada e proprio lì che dici “che bello!!!”. Se ci pensi è un paradosso, perché dici “la strada è stata lunga 10 anni, tu quanto hai gioito? 30 secondi? 1 minuto?! Ma la bellezza della vita è proprio questa: fare un percorso lungo anni per godere di un momento di felicità davvero breve, ma intensissimo perché pieno di tutti quei piccoli passi che hai fatto.

Nel 2021 hai raggiunto un traguardo importantissimo: hai vinto l’argento alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. L’immagine del tuo arrivo insieme alla tua guida Charlotte Bonin avvolte nella bandiera italiana ha emozionato il mondo, che ancora combatte con distanziamento, contagi e, ahimè, perdite umane. Qual è stato il momento in cui ti sei resa conto che stavi compiendo un’impresa? E quali sono state le emozioni di quei giorni? 

Io mi sono sempre sentita, fin dall’inizio, un esserino piccolo piccolo come una formica. Mi sono sempre paragonata ad una formica che gira intorno ad una grande pietra di cibo e dice: “Se io arrivo a quella pietra sarò felicissima, proverò una gioia immensa, ma non riesco a prenderla quella pietra perché è troppo pesante per me che sono piccolissima”. Tu immagina, io ho fatto tutti quei passi e ad un tratto arrivo lì, prendo questa pietra grande e alzo la mano. Ecco io mi sono sentita così! Ansia? No, nessuna ansia perché ero lì, ero tra le 10 persone al mondo ad essere lì. Quante persone al mondo volevano essere lì e non ci sono riuscite? Io piangevo perché ero già contenta di essere lì, ero già felice per questo. A volte non mi rendevo neanche conto, piangevo e basta!

Anna Barbaro in compagnia della sua guida mentre taglia il traguardo a Tokyo 2020
Anna Barbaro in compagnia della sua guida Charlotte Bonin mentre taglia il traguardo a Tokyo 2020

Il tuo impegno però non si chiude con lo sport. Sei una persona attiva, dinamica e, tra le tue attività, c’è anche un forte impegno nel sociale.
Puoi parlarci un po’ dei tuoi progetti in quest’ambito?

Oltre ad aver creato una piccola realtà a Reggio Calabria sono in prima linea per migliorare la situazione nella mia città. A chi mi chiede aiuto, in particolare persone non vedenti, rispondo positivamente e proprio a tale proposito ho conseguito l’abilitazione irifor per insegnare queste cose. Negli ultimi anni sono mancata molto per impegni sportivi, in passato lavoravo a scuola per aiutare bambini non vedenti e ora sto riprendendo anche i vecchi impegni e al tempo stesso sto lavorando a nuovi progetti. 

La Scuola di Comunicazione Gentile promuove l’inclusività e conosciamo, anche a livello di accessibilità digitale, le difficoltà che incontrano le persone con disabilità visiva nel leggere un contenuto on line o nell’accedere alle piattaforme. Quali accortezze consigli ai nostri lettori per rendere la rete un luogo inclusivo?

La prima cosa: quando si fanno i pdf e i word è bene farli in versione testo e non immagine perché i lettori leggono male i primi. Sui social il testo alternativo è fondamentale: nessuno lo vede, ma per le persone non vedenti sono testi fondamentali che ci aiutano a comprendere le pubblicazioni perché tramite i testi alternativi noi otteniamo una descrizione di quello che le persone vedono. Proprio da qui si potrebbe partire per abbattere molti muri che incontriamo utilizzando i social network.

Anna Barbaro in compagnia del suo cane
Anna Barbaro in compagnia del suo cane guida Nora

La gentilezza aiuta a migliorare le relazioni e permette di trovare sempre un punto d’incontro. In base alla tua esperienza, qual è il messaggio gentile che desideri lasciare per chi magari in questo momento sta vivendo un periodo di difficoltà? 

Non bisogna mai sentirsi soli perché soli non lo si è mai. Quando ci si sente soli bisogna guardarsi intorno perché qualcuno disposto ad aiutarci c’è sempre. E soprattutto bisogna donare gratuitamente perché quando meno ce lo aspettiamo qualcosa torna indietro. Proprio come è accaduto a me. 

Per conoscere e seguire Anna potete scriverle su annicabar@hotmail.com e seguirla sui social 

IG https://www.instagram.com/annicabar/
FB  https://m.facebook.com/annabarbaroatleta/

Safer Internet Day: insieme per un internet più sicuro

Safer Internet Day | Immagini di adolescenti al computer

L’8 Febbraio 2022 è il Safer Internet Day. L’evento, promosso dalla Comunità Europea, coinvolge più di 200 paesi in tutto il mondo.
L’obiettivo è quello di rendere le giovani generazioni, e non solo, più consapevoli nell’utilizzo del web e più attente nel riconoscere potenziali minacce in rete. 

Cos’è il Safer Internet Day

Il Safer Internet Day è una giornata dedicata alla promozione di un internet più sicuro. Nata nel 2004, è coordinata a livello globale dalla rete Insafe e a livello nazionale dai singoli Safer Internet Center. Il SID si svolge ogni anno nel 2° giorno della 2° settimana di febbraio e si compone di un ricco calendario di eventi, convegni e campagne pubblicitarie dedicati ai temi della sicurezza online e all’analisi di fenomeni come cyberbullismo, sexting, revenge porn, dipendenza dai dispositivi mobili, cybersecurity.
Lo slogan che accompagna l’iniziativa è “Together for a better internet”, a testimoniare quanto sia importante in questo contesto la collaborazione e la condivisione di buone prassi. Una comunione di intenti che parte dalla scuola e che coinvolge diversi enti ed istituzioni, come associazioni, aziende e tutte le realtà interessate a promuovere un uso della rete consapevole. Il fine ultimo è rendere il web e i social network strumenti utili per la vita di ognuno e non un pericolo, soprattutto per bambini e adolescenti, sempre più coinvolti in episodi spiacevoli e in situazioni che compromettono la stabilità e la serenità del singolo e della famiglia. 

Il Safer Internet Centre Italia

Il Safer Internet Centre in Italia è rappresentato dal consorzio Generazioni Connesse, co-finanziato dalla Commissione Europea e inserito in una rete comunitaria consultabile online sulla piattaforma “Better Internet for Kids”.
L’ente, coordinato dal MIUR, realizza progetti educativi con partner nazionali che si occupano di sicurezza in rete:  Polizia Postale e delle Comunicazioni, il MIC, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Save the Children Italia Onlus, S.O.S. II Telefono Azzurro, la Cooperativa E.D.I., Skuola.net, l’Agenzia di stampa DIRE e l’Ente Autonomo Giffoni Experience.
La missione è mettere a disposizione contenuti, come linee guida, manuali, video, campagne informative, che possano aiutare bambini, adolescenti, genitori e docenti ad affrontare e superare le problematiche correlate all’utilizzo di Internet.
Il termine “connesse” sta proprio ad indicare l’intenzione di creare una comunità virtuosa online che possa contribuire alla crescita sociale della collettività e alla diffusione di una maggiore consapevolezza nell’uso dei canali digitali. 

Safer Internet Day | Persona che naviga sul web
Il Safer Internet Day ricorre ogni anno a febbraio, nel secondo martedì del mese

Sicurezza online: i dati

Il 2020 e il 2021 sono stati anni molto difficili dal punto di vista sanitario, sociale ed economico. Internet è diventato per molti l’unico ponte con la realtà esterna e, tra lockdown, DAD e smart working, siamo stati tutti perennemente connessi. Una circostanza che ha modificato le nostre abitudini di utilizzo della rete, evidenziando pregi e difetti di questa nuova quotidianità.
Secondo la Digital Consumer Trends Survey 2021, nel 2021 il 73% degli italiani che possiede uno smartphone ha utilizzato social network e app di messaggistica con cadenza giornaliera. Il 22% ha poi deciso di non utilizzare più i social network. I motivi principali che hanno portato a questa scelta sono stati:

  • essersi stancati dei contenuti (35%);
  • troppa presenza di Fake News (25%);
  • timore per la privacy (21%).

L’indagine, condotta da Deloitte, ha inoltre evidenziato che per il 23% del campione i social media sono la fonte primaria di informazione, nonostante i timori evidenziati poco prima, e che 4 persone su 5 acquistano regolarmente online.
I risultati della ricerca sottolineano da un lato incertezza e dall’altro una presenza ormai consolidata degli strumenti digitali nella vita di tutti i giorni.
Ed è in queste pieghe estremamente fragili che si insidiano i pericoli della rete e trovano terreno fertile. A dircelo sono ancora i dati. Il 2021 è stato l’anno dei ransomware, ossia i virus che bloccano le funzioni del dispositivo che attaccano e chiedono un riscatto per lo sblocco, e degli attacchi ai sistemi della pubblica amministrazione e dei presidi sanitari. Il monitoraggio della piattaforma ELISA, che ha coinvolto oltre 300 mila studenti, ci dice che nell’anno scolastico 2021, il 22.3% degli studenti ha subito attacchi di bullismo, dei quali il 7% per pregiudizio su base etnica, il 6,4% di tipo omofobico e il 5,4% per una disabilità.
Notiamo dunque che anche a livello culturale bisogna agire e che non è internet in quanto tale a generare questa tipologia di fenomeni, ma la possibilità di poter raggiungere molto più facilmente e velocemente la vittima, aiutati anche dalla distanza fisica. 

Safer Internet Day 2022 | Persone connesse in rete
Le persone sono sempre più consapevoli dei rischi della rete

3 Progetti che promuovono la sicurezza online

La piattaforma Generazioni Connesse è un portale ricco di news, materiale informativo ed educativo. Tra le varie sezioni ci sono anche quelle dedicate a progetti sulla sicurezza online, rivolti principalmente alle scuole e all’educazione di bambini e studenti delle scuole di 2° grado.
Segnaliamo 3 progetti utili per fare rete e imparare a navigare il web in sicurezza.


Piattaforma ELISA

La piattaforma ELISA, acronimo di E-Learning degli Insegnanti sulle Strategie Antibullismo, è nata dalla collaborazione tra la Direzione generale per lo studente del MIUR e il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze.
È dotata di due principali aree: l’e-learning per la formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici e il monitoraggio, un sistema aperto a tutte le scuole italiane per la raccolta dei dati sul cyberbullismo 

Banca Dati Nazionale e-policy

Il progetto Banca Dati Nazionale e-Policy raccoglie tutte le scuole italiane che hanno adottato un documento e-policy contenente tutte le misure per prevenire le problematiche derivanti da un uso errato delle tecnologie digitali. Il documento viene redatto insieme al team di Generazioni Connesse con un percorso specifico.
Dal sistema online si possono consultare tutti i documenti realizzati dalle scuole.

#Weareferaless – la miniserie

Lanciata durante il Safer Internet Day del 2020, #wearefearless è una miniserie prodotta in collaborazione con i ragazzi di Youth Panel, partner di Generazioni Connesse. Le puntate, che hanno come protagonisti adolescenti, genitori e docenti, affrontano i temi legati ai pericoli della rete e sono visibili sul canale youtube dedicato. Al momento sono state realizzate due stagioni:

1° Stagione https://bit.ly/wearefearless1

2° Stagione https://bit.ly/wearefearless2

Più sicuri sul web con i nostri consigli gentili

La Scuola di Comunicazione Gentile nasce per diffondere pratiche consapevoli nella gestione dei rapporti interpersonali. Il web è diventato uno strumento che utilizziamo anche per curare relazioni e comunicare con le persone che fanno parte della nostra vita.
Educare quindi ad un utilizzo consapevole degli strumenti digitali e prodigarsi per rendere internet più sicuro è uno degli obiettivi che perseguiamo.
Per vivere in maniera più serena il rapporto con i social network, i giochi digitali e tutte le piattaforme che adoperiamo quotidianamente, è importante acquisire delle conoscenze specifiche e soprattutto abituare sin da piccoli le persone ad avere un approccio diverso al mezzo che si impiega.
Nella sezione scuola del nostro sito, abbiamo inserito proposte didattiche pensate per migliorare il dialogo online e per promuovere un uso virtuoso dei sistemi di comunicazione del web.
Siamo inoltre disponibili a valutare percorsi di formazione per docenti e dirigenti scolastici e perfezionare dinamiche interne alla scuola intervenendo sul miglioramento delle relazioni in classe e fuori dalla scuola.
Un internet più sicuro è possibile, insieme.

 

 

 

 

Gentilezza: significato, potere e storia di una parola longeva a cura del prof. Paolo Canettieri

Gentilezza significato potere storia | Intervista Paolo Canettieri

Per la rubrica Interviste Gentili, in vista del Natale, abbiamo deciso di raccontarvi una storia molto intrigante che parla di lingua e di cultura. Di cosa si tratta? Del significato originario, del potere e della storia della gentilezza.
E lo facciamo con il professor Paolo Canettieri, ordinario di Filologia Romanza presso l’Università Sapienza di Roma.
Abbiamo conosciuto il professor Canettieri grazie ad internet e in un’interessante chiacchierata in videochiamata, durante la quale ci ha raccontato del suo progetto: scrivere la storia della gentilezza.

L’idea ci ha subito affascinate, anche perché ricostruire l’evoluzione del termine gentile e della gentilezza è un’impresa non da poco, viste le implicazioni sociali e culturali che hanno. E così gli abbiamo proposto di realizzare un’intervista sul nostro blog per presentarsi e darci qualche piccola anticipazione sul lavoro che sta svolgendo, insieme a qualche consiglio su come affrontare oggi il tema della gentilezza.

Gentilezza categoria periodo romano | Paolo Canettieri
La gentilezza è una categoria che nasce nel mondo romano

Partiamo dalle presentazioni: chi è Paolo Canettieri? 

Sono un professore di una materia letteraria, la Filologia romanza, che si occupa di studiare le lingue che discendono dal latino e i testi che in queste lingue sono scritti.
In particolare, il filologo romanzo si occupa del periodo aurorale delle civiltà romanze, cioè il Medioevo. Di qui una riflessione profonda sui lasciti di quest’epoca alla Modernità e sulla funzione di cerniera che questo periodo ha avuto fra noi e la Classicità.

Parliamo adesso di un suo progetto. Sappiamo che sta lavorando ad un compito arduo: ricostruire la storia della gentilezza. Ci dica qualcosa di più: da dove nasce l’idea e perché ha deciso di intraprendere questo lavoro? 

L’idea nasce proprio dai fondamenti della mia disciplina: la riflessione sui lasciti del medioevo e la sua funzione di cerniera. La gentilezza è una categoria che nasce con il mondo romano, si sviluppa nel medioevo e, mutando in parte di significato e statuto ontologico, giunge fino a noi
L’aggettivo gentile viene dal latino gentilis, che non significava quello che significa oggi. Indicava l’appartenenza ad una gens e quest’ultimo concetto è legato al greco γένος “stirpe”, da cui, ad esempio, la genealogia, lo studio dei rapporti di discendenza, gruppo di uomini che hanno in comune un medesimo antenato e il nome. L’appartenenza alla gens determina il ceto in cui si rientra (si pensi alle più note, la gens Claudia, la gens Julia ecc.) e i gentiles erano quindi i nobili, gli aristocratici.
Il fatto è che nel Medioevo i gentili, intesi come gli aristocratici, crearono un insieme di norme distintive rispetto agli altri. La gentilezza, intesa come oggi la intendiamo, era appannaggio di re, duchi, conti, visconti e nasce prima nella Francia del Sud e poi viene esportata nelle altre regioni, Francia del Nord, Italia, Penisola Iberica, Germania ecc. Solo con il XIII secolo quest’etica si diffonde presso i ceti che imitavano nei modi gli aristocratici, in primo luogo i mercanti (ma non solo). Con gli sviluppi della Modernità, resta un collegamento fra il significante, gentile, e l’etica ad esso legata, che comportava soprattutto un trattamento elevato nei confronti delle dame e spesso la sottomissione dell’uomo nei loro confronti, ma anche una serie di regole nei modi di comportamento in società, a tavola, persino in guerra. L’insieme di queste regole costituisce ancora oggi uno dei cardini della civiltà e del processo di civilizzazione dell’uomo.

Come in parte ci ha raccontato, tutto parte dal termine “gentile”, una parola che subisce nel corso del tempo grandi evoluzioni. Quali sono le difficoltà incontrate per raccontare i vari passaggi di questo termine?

In sé, la ricostruzione dell’etimologia è ben nota, quindi questo non comporta difficoltà. La questione rilevante, tuttavia, è quella di studiare come l’evoluzione di questa parola si intrecci e vada di pari passo con l’evoluzione dei costumi e questo è un problema storico, innanzitutto.

Gentilezza significato appartenenza ceto aristocratico | Paolo Canettieri
Aristocrazia e uomini di classe

Un aspetto che invece l’ha sorpresa studiando la storia della gentilezza?
Mi ha impressionato soprattutto il fatto che la gentilezza abbia costituito un fattore imitativo importante delle classi elevate: si pensi che ancora oggi diciamo “un uomo di classe”. Anche il concetto di classe ha un’evoluzione parallela a quello di gentile. Oggi la gentilezza non comporta più questo, sembra un dato acquisito, ma non lo è, perché la villania è sempre in agguato nell’etica umana, la vediamo saltar fuori ogni volta che abbassiamo la guardia.

Ricorda nella sua esperienza accademica episodi di non gentilezza?

Molti, ma non ne parlerò, per gentilezza.

Qual è il consiglio gentile che desidera lasciare?

Credo che la gentilezza sia un processo inevitabile, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia, anche nei momenti in cui saremmo meno portati a comportarci in modo gentile.

Un libro per avvicinarsi alla comunicazione gentile?

La civiltà delle buone maniere di Norbert Elias, ora da leggere, e Il declino della violenza di Steven Pinker.

 

Avevi mai riflettuto su questo aspetto “esclusivo” del termine gentile? Quest’intervista per noi è stata utile proprio per far luce sull’importanza di ricostruire la storia del pensiero per poter capire meglio il presente e le sue mille sfaccettature.
Se desideri porre altre domande o curiosità al professor Paolo Canettieri, puoi contattarlo all’ email paolo.canettieri@uniroma1.it.

Se questa intervista ti è piaciuta ti invitiamo a condividerla attraverso i tuoi canali social e tra le persone che conosci. Ci aiuterai a diffondere pratiche gentili e ad ostacolare l’hate speech. 

Vuoi dirci la tua? Lascia un commento, non vediamo l’ora di leggerlo!

Giornata Mondiale della Gentilezza: perché è così bello essere gentili?

Giornata Mondiale della Gentilezza

Il 13 Novembre in tutto il mondo è la Giornata Mondiale della Gentilezza. Un evento particolarmente caro a noi della Scuola di Comunicazione Gentile, che ci consente di riflettere su un tema, quello della gentilezza, sul quale c’è ancora molto da fare per farlo diventare protagonista virtuoso della quotidianità.
Di anno in anno è però incoraggiante notare che qualcosa si muove e che c’è maggiore consapevolezza nel ritenere la gentilezza la ricetta della felicità!
Nei due anni che ci stiamo lasciando alle spalle abbiamo avuto occasione di ragionare su molti aspetti delle nostre esistenze, perché la pandemia ci ha costretti all’isolamento, al distanziamento e alla paura del contagio. Qualcuno su questi timori ha creato una propria dialettica, provocando reazioni tutt’altro che gentili. Ed è stato un peccato.
C’è però un movimento globale che contrappone alla proliferazione dell’odio un incoraggiamento all’amore per l’altro e alla fiducia senza remore. Noi ci siamo accodati/e a questo cammino di gentilezza e lavoriamo quotidianamente per promuovere metodologie didattiche e prassi comunicative che mettano al centro l’accoglienza, l’inclusività e l’empatia.
Vogliamo quindi raccontarti cos’è la gentilezza e come può rendere le nostre vite più serene. E lasceremo dei consigli utili per portarla nelle tue giornate attraverso pratiche quotidiane. 

Perché la giornata mondiale della gentilezza si celebra il 13 Novembre?

La data del 13 Novembre come World Kindness Day è stata scelta perché è la data d’inizio della conferenza del World Kindness Movement, svoltasi a Tokyo nel 1997, che portò alla firma della Dichiarazione della Gentilezza. La Giornata Mondiale della Gentilezza fu tuttavia ufficializzata nel 2000, in occasione della 3° conferenza annuale del Movimento Mondiale della Gentilezza.
Ad oggi il Movimento conta 27 nazioni aderenti, che si riuniscono ogni anno per parlare di progetti condivisi e sviluppo sostenibile.
L’Italia ha aderito nel 2001, con il Movimento Italiano per la Gentilezza, che ha sede a Parma.
L’obiettivo dell’associazione è la promozione di uno stile di vita che metta al centro la comunità, per diffondere un’idea di progresso condivisa e una convivenza basata sull’armonia e sull’empatia.

Le iniziative per la Giornata Mondiale della Gentilezza 2021

Nel 2021 le iniziative per la Giornata Mondiale della Gentilezza sono iniziate l’8 novembre, con eventi online e offline, nelle scuole, nelle aziende e presso le istituzioni pubbliche.
Ne segnaliamo alcune molto interessanti e, se conosci altri eventi da indicare, saremo molto felici di inserirli.

Programma del Festival della Gentilezza 2021 | Giornata Mondiale della Gentilezza
Programma del Festival della Gentilezza 2021
  • Festival della Gentilezza – 09/14 Novembre 2021
    Giunto alla 3° Edizione, il Festival della Gentilezza promosso dall’Associazione Coltiviamo Gentilezza, prevede una settimana di eventi dal 09 al 14 novembre. Sei giorni per sei temi gentili, con visite guidate, laboratori, conferenze, talk e tanto altro.
    Hanno aderito oltre 200 realtà tra scuole, negozi, musei, librerie e professionisti ed ognuno ha proposto un’iniziativa a tema. I temi scelti sono: comunità, sanità, cultura, scuola, accoglienza/servizio, benessere.
    Il programma è consultabile qui
  • Settimana Internazionale della Gentilezza – 08/13 Novembre 2021
    In presenza e online, si svolgerà la 1° Settimana Internazionale della Gentilezza, con eventi in tutta Italia, volti a declinare il valore della gentilezza. Promosso da Italia Gentile, progetto dell’associazione no profit My Life Design Onlus, è un’iniziativa che coinvolge realtà imprenditoriali, scuole, carceri e ospedali, per dimostrare quanto essere gentili faccia bene alla mente e al cuore, basandosi su evidenze scientifiche.
    Il programma è consultabile qui 
  • Calendario dell’Avvento della Gentilezza
    La blogger Helen, che gestisce il blog Make Today Happy, nel 2015 ha lanciato il calendario dell’Avvento della Gentilezza, per arrivare al Natale compiendo 25 gesti gentili.
    Da quel momento è diventato virale e viene riproposto ogni anno.
    Cliccando qui potete trovare la traduzione di Green Me.
    Noi però vogliamo invitarti a realizzare il tuo calendario dell’Avvento della Gentilezza. Per stimolarti in questa impresa, lanciamo il 1° gesto: regalare una decorazione natalizia home made alla persona più gentile che conosci!

La Gentilezza fa bene: lo dice la scienza

Abbiamo parlato del valore dei gesti gentili. Su cosa si basa però la nostra convinzione sull’importanza di essere cortesi e di predisporsi all’empatia? Su due concetti fondamentali: la pratica quotidiana e le evidenze scientifiche.
Ogni giorno ci relazionano con le persone, sia a livello fisico sia virtuale e per farlo abbiamo bisogno delle parole. Che linguaggio utilizziamo nelle chat e via mail?

Facciamo un test. Vi mostriamo due messaggi:
1. “Buongiorno Genny, come stai? Riusciresti ad inviarmi il file per il progetto”;
2. “Puoi inviarmi il file del progetto?”
Quale dei due ti fa sentire meglio?!


La risposta è prevedibile ma, ti assicuriamo, non è così scontato ricevere un saluto, un buongiorno e un come stai. Perché tutto questo? Perché negli anni la dinamica del successo, del potere e della concorrenza, ci ha portato ad essere “pratici”, rinunciando a volte alle buone maniere e, cosa ancora più importante, saltando totalmente il passaggio di porci nella condizione dell’altro. Si punta esclusivamente al tornaconto personale.
Eppure inviare o ricevere messaggi gentili ha un impatto immediato sul nostro spirito e ci rende più predisposti al sorriso durante la giornata. Praticare gentilezza è dunque il primo gesto per migliorare la qualità della vita e contribuire alla gioia dell’altro: quando state per inviare un messaggio o quando incrociate lo sguardo di una persona, verificate che ci sia il saluto iniziale oppure salutate con un sorriso. Ti sentirai subito meglio!

Queste piccole azioni, che sembrano un aspetto legato all’istinto o alla condotta morale, hanno in realtà delle ricadute fisiologiche importanti anche sul nostro organismo. E le evidenze della scienza per noi sono state fondamentali per capire che c’era bisogno di agire in fretta per promuovere la gentilezza, perché, possiamo dirlo, fa bene alla salute.
Partiamo dalla genetica. Immaculata De Vivo, docente di medicina ad Harvard e massima esperta di epidemiologia molecolare e genetica del cancro, ha dimostrato che i buoni sentimenti agiscono sul nostro DNA, combattendo l’infiammazione e l’ossidazione, che sono causa di invecchiamento precoce. Essere gentili quindi ci fa vivere più a lungo.
Per entrare ancora più nel vivo dell’impatto sulla salute, parliamo delle malattie cardiovascolari. Uno studio del National Institute of Aging di Baltimora, che ha preso in esame 5.614 persone di età compresa tra i 14 e i 94 anni, ha evidenziato come le persone dal temperamento più aggressivo sviluppino più facilmente un ispessimento delle carotidi, con un aumento del 40% di rischio di infarto.

La gentilezza è stata inoltre studiata anche in altri ambiti, come il lavoro e la scuola, con risultati sorprendenti dal punto di vista del miglioramento dell’apprendimento e delle relazioni. Tutto questo ci ha spinto a creare la Scuola di Comunicazione Gentile, che non a caso abbiamo definito “scuola”. Sapete perché? Perché la gentilezza si può insegnare! Secondo Daniel Lumera, sociobiologo e autore del testo “La biologia della gentilezza”, bastano 3 gesti gentili al giorno, nei confronti di una persona, di un animale e di una pianta per stare bene con sé stessi. E, come se fosse un muscolo, può essere allenata sin da piccoli. Per questo educare i bambini e i ragazzi nelle scuole a praticare gentilezza è un investimento sul futuro, anche perché innesca un effetto dòmino. Quando riceviamo un gesto gentile siamo istintivamente portati a ricambiare, questo perché la comunità è regolata dalla reciprocità, della quale le neuroscienze ne evidenziano le basi. Entrano in gioco infatti i neuroni specchio, basilari per l’empatia, perché ci spronano a imitare i gesti che vediamo e a immedesimarci nella situazione dell’altro. Un esempio? Pensa a quante volte hai sbadigliato appena dopo aver visto qualcuno sbadigliare! Ma, come dichiara la neuropsicologa Daniela Mapelli, docente all’Università di Padova, “la contagiosità dipende anche dall’apprendimento: se mi hanno insegnato a essere ben educato, io metterò in atto quel comportamento con una frequenza elevata”.

Essere gentili è dunque un approccio che ha delle ricadute positive su ogni aspetto della vita e ci aiuta a superare momenti, come quelli caratterizzati dalla rabbia, che ci farebbero solo perdere tempo prezioso da dedicare alla nostra stabilità emotiva.

Aforisma di Buddha sull'importanza delle parole
Un aforisma di Buddha sull’importanza delle parole

Tre progetti gentili in occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza 2021

Condividere gentilezza è il primo passo per diffonderla ed è per questo che crediamo fortemente nella promozione di progetti vicini al nostro e di iniziative basate su valori che condividiamo. Abbiamo quindi selezionato tre progetti che troviamo molto interessanti e portatori di principi basati sul rispetto reciproco, l’accoglienza e il benessere.

  • Coltiviamo Gentilezza
    https://www.coltiviamogentilezza.it/
    Il progetto sociale Coltiviamo Gentilezza è nato nel 2018 da un’idea di Viviana Hutter, scrittrice e creativa e Margherita Rizzuto, nomade digitale ed esperta di politiche e strategie sociali e culturali. Promuove la cultura delle emozioni e  dell’empatia e organizza il Festival della Gentilezza, coinvolgendo scuole, realtà culturali e attività locali. Realizza progetti in tutta Italia seguendo 4 termini chiave: semina, coltiva, diffondi, sostieni.
  • Costruiamo Gentilezza
    https://costruiamogentilezza.org  
    Progetto nazionale dell’Associazione “Cor et Amor”, è nato nel 2014 per diffondere gentilezza con azioni concrete sul territorio e coinvolgendo professionisti e pubbliche amministrazioni. Ha una rete molto ampia, che coinvolge comuni, assessori, medici, insegnanti, imprenditori e allenatori, definiti costruttori di gentilezza. I principi base dell’associazione sono proporre, partecipare, promuovere con la finalità di realizzare una società basata sul benessere diffuso.
  • Italia Gentile
    www.italiagentile.com
    Nato nel 2020 come progetto dell’associazione My Life Design Onlus, coinvolge persone, enti, imprese ed istituzioni per diffondere il valore della Gentilezza e creare progetti ad alto impatto sociale. Organizza “La settimana della gentilezza”, con eventi online e offline su tutto il territorio nazionale. Nel 2020 la Repubblica di San Marino, entrando a far parte del progetto, è diventata il 1° stato gentile del mondo.

I nostri consigli gentili

L’excursus sulla gentilezza in onore della giornata mondiale che la celebra si chiude con alcuni nostri consigli su come rendere le vostre giornate più gentili. Sono delle azioni che abbiamo imparato a compiere perché ci fanno sentire meglio e perché consentono di venirci incontro a vicenda, anche a distanza. 

  • Inizia ogni messaggio con saluto
    Se utilizzi mail e whatsapp per lavoro, inserisci sempre un saluto all’inizio della comunicazione. È un modo per cominciare con il piede giusto ed essere tutti a proprio agio.
  • Per le richieste prediligi il condizionale
    Nel parlato, ma soprattutto nello scritto, fare attenzione al tempo verbale evita di risultare troppo perentori, soprattutto quando si devono fare richieste o reminder.
    Esercitati ad utilizzare il condizionale: diventerà presto una piacevole abitudine.
  • Seleziona le informazioni
    Impara a selezionare le informazioni che leggi, soprattutto se ami condividerle con gli amici sui social. Verifica che la fonte sia citata e attendibile e che non utilizzi un linguaggio troppo sensazionalistico.
    Ricordi i neuroni specchio? Condividere informazioni utili e gentili aiuta a diffonderle maggiormente!

Se questo articolo ti è piaciuto, ti invitiamo a condividerlo sui tuoi canali social e tra le persone che conosci. Ci aiuterai a diffondere pratiche gentili e ad ostacolare l’hate speech. 

Vuoi dirci la tua? Lascia un commento, non vediamo l’ora di leggerlo!

 

La normalità di vivere a contatto con la disabilità: la storia di Raffaella e Giancarla

Per la rubrica Interviste Gentili siamo molto felici di condividere la storia di Giancarla e Raffaella, due sorelle che hanno costruito un rapporto intenso e ricco d’amore, venendosi incontro giorno per giorno.  Abitudini, sguardi, sorrisi e gesti segreti, come un linguaggio in codice, hanno reso la diversità un valore aggiunto nel loro stare insieme.
Raffaella è infatti affetta dalla nascita da Tetraparesi spastica e vive la sua vita in cameretta, circondata dall’affetto dei suoi cari e dagli oggetti ai quali è molto affezionata. La sua malattia non le ha impedito di dare amore alla sua famiglia e i suoi grandi occhi sanno comunicare al mondo che la forza della vita non è in quello che si definisce “normale” per convenzione, ma in quello che noi rendiamo consuetudine. 

Giancarla ci ha colpito proprio per questo: la sua capacità di rendere consueto ciò che al di fuori potrebbe sembrare difficile da sostenere.  Seo Copywriter e Jane Austen addicted, con la sua energia avvolge tutto quello che c’è intorno!

Buona lettura in compagnia di due grandi donne.

 

Partiamo dalle presentazioni: chi è Giancarla Zaino Marciano

Sono una Seo Copywriter. Per lavoro mi occupo di comunicazione aziendale con un focus sui contenuti: mescolando SEO, tecniche di scrittura e amore per le parole ho trovato un ambito del Digital Marketing che mi piace tantissimo e ho deciso di renderlo la mia professione come freelance da circa un anno e mezzo. 

Adesso passiamo a Raffaella: chi è e qual è il suo più grande insegnamento?

Raffaella è la mia sorellina di 25 anni, affetta da Tetraparesi spastica fin da quando è nata. La sua patologia le ha impedito di camminare, di parlare e di udire, ma di certo non di comunicare. Ha affrontato tanti problemi di salute e da circa 10 anni si nutre tramite alimentazione enterale e respira grazie all’ossigeno che le arriva ai polmoni tramite una cannula tracheostomica. Il suo più grande insegnamento è il sorriso anche nei giorni di dolore. Ha affrontato operazioni, malattie e crisi sempre con serenità, senza lamentarsi mai. Giorno dopo giorno, mi ha insegnato che ogni problema può essere affrontato con lo spirito giusto.

Foto di Raffaella
Raffaella

Cos’è per te la normalità?

La normalità è vivere la quotidianità che ho costruito negli anni. Ho girato tanti ospedali e conosciuto tante persone, ognuna con le proprie difficoltà e malattie, e ho capito che il concetto di normalità è molto relativo, quasi un punto di vista. Ciò che è normale per me non è detto che sia normale per te e viceversa. La normalità è accettare una routine e uno stile di vita, accettare le diversità dell’altr*, avere la capacità di vivere giorno per giorno, imparando dal passato e preparandosi al futuro. Perché la normalità è un concetto liquido: ciò che è normale oggi potrebbe non esserlo più domani. 

Il contatto quotidiano con la disabilità cos’ha rappresentato per te?

Rinunce e sacrifici da un lato, perché ho trascorso la mia infanzia, adolescenza e anche parte dell’età adulta basando la mia vita sulle esigenze della famiglia; dall’altro, mi ha reso capace di comprendere e accettare le diversità, proprio perché le ho vissute come normalità. E questo è un valore che mi caratterizza, sia come persona, che come professionista.

Ricordi episodi di discriminazione della disabilità che ti hanno particolarmente colpita?

Fortunatamente non ho vissuto episodi di discriminazione nei confronti di mia sorella, probabilmente perché avendo frequentato soprattutto gli ambienti ospedalieri, il clima è di comprensione e di condivisione. Mi sono rimaste impresse, però, domande curiose di altri bambini che nella loro purezza hanno cercato di capire perché Raffaella era diversa dagli altri e questo non ha nulla di negativo, anzi. Se insegnassimo ai bambini a capire, conoscere e accettare le diversità, avremmo delle future generazioni migliori.

Foto di Raffaella e Giancarla
Raffaella e Giancarla in un abbraccio

Qual è il consiglio che vuoi lasciare?

Parlare della disabilità e della diversità nelle scuole, nelle università e anche nei luoghi di lavoro per creare una cultura della diversità basata su una visione positiva. Potrebbe essere la spinta all’inclusività di cui oggi abbiamo sempre più bisogno. Un altro consiglio sento di darlo ai familiari di persone con disabilità: non vergognatevi mai, ma, piuttosto, siate fieri. Avete l’occasione di vivere un amore e un rapporto unico, quindi fatelo fino in fondo, perché vi lascerà una ricchezza che sarà solo vostra e che potrete condividere nelle vostre relazioni.

 

Per conoscere meglio Giancarla e seguire i suoi progetti potete contattarla qui:
Sito web: https://copyapuntino.it/
Email: giancarlazm@gmail.com
LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/giancarla-zaino-marciano/
Instagram: https://www.instagram.com/copyapuntino/ 

Se questa intervista ti è piaciuta ti invitiamo a condividerla attraverso i tuoi canali social e tra le persone che conosci. Ci aiuterai a diffondere pratiche gentili e ad ostacolare l’hate speech. 

Vuoi dirci la tua? Lascia un commento, non vediamo l’ora di leggerlo!

Cosa sono le fake news? Storia di una pratica sempre esistita

Il termine fake news, o bufala mediatica, è entrato ormai nel linguaggio comune ed è un fenomeno in costante crescita, alimentato nell’ultimo anno dall’infodemia pandemica, un sovraccarico di informazioni che in alcuni casi ha influenzato la vita delle persone e l’opinione pubblica su temi sociali ed economici rilevanti.
Cosa sono le fake news e da dove nascono? Lo vedremo insieme in questo articolo, che ha l’obiettivo di ripercorrere l’origine delle fake news e la sua evoluzione nell’era digitale.

 

Fake news: cosa sono

Le fake news sono delle notizie completamente o parzialmente false, diffuse con l’obiettivo di instillare nelle persone idee e convinzioni a supporto di una causa esterna. Spesso ha connessioni con interessi politici, economici e sociali e, per conquistare i lettori, alimenta pregiudizi, paure e istinti.
L’enciclopedia Treccani definisce così le fake news: 

“Locuzione inglese entrata in uso nel primo decennio del XXI secolo per designare un’informazione in parte o del tutto non corrispondente al vero, divulgata intenzionalmente o inintenzionalmente attraverso il Web, i media o le tecnologie digitali di comunicazione, e caratterizzata da un’apparente plausibilità, quest’ultima alimentata da un sistema distorto di aspettative dell’opinione pubblica e da un’amplificazione dei pregiudizi che ne sono alla base, ciò che ne agevola la condivisione e la diffusione pur in assenza di una verifica delle fonti.”

Siamo dunque di fronte a un’espressione figlia del nostro secolo, la cui diffusione è diventata globale a partire dal 2016, dopo l’elezione di Donald Trump. Nel 2017 infatti il neoeletto presidente degli Stati uniti fece ampio uso del meccanismo delle fake news per rafforzare la sua campagna contro i mezzi di informazione, operazione pesantemente criticata nel 2018. Le conseguenze prodotte dalla diffusione di notizie mendaci sono direttamente collegate al concetto di postverità, ossia una verità distorta costruita sulle emozioni e le convinzioni dell’opinione pubblica, che è lontana dalla realtà ma che orienta il pensiero. Uno stratagemma perfetto per chi cerca consensi facili!
Il fenomeno delle fake news si è poi diffuso in tutto il mondo e l’avvento della pandemia lo si può considerare come il primo vero scontro con la gestione della nuova comunicazione di massa e la diffusione sistematica di contenuti falsi. Nel XXI secolo infatti l’informazione è diventata multicanale e immediata e internet, dando spazio a tutti, è il luogo ideale per creare dal basso notizie infondate, puntando sulla velocità di diffusione per creare viralità. Dai primi dati del 2020, l’informazione mondiale ne esce molto penalizzata, perché di fatto non ha saputo organizzare, gestire e diffondere un’informazione basata sui fatti e coerente con quanto accadeva. Ha dimostrato tutte le sue debolezze e adesso sarà importante reagire promuovendo nuovi approcci e nuove metodologie di selezione dei dati. 

Le fake news nel 2020
Il 2020 passerà alla storia come l’anno del Coronavirus, che ha scatenato un’epidemia internazionale, sconvolgendo la quotidianità di tutte le persone del pianeta e mettendo a dura prova le economie mondiali. La pandemia da Covid-19 è stata inoltre la prima pandemia all’epoca dei social e questo aspetto non è di poco conto in relazione all’argomento che stiamo affrontando. Il web infatti, e in particolare i social network, sono stati la primaria fonte di diffusione di informazioni false, con il risultato di confondere le persone e di tenerle in un perenne stato di agitazione. Secondo un’indagine della Polizia Postale, nel 2020 c’è stato un +436% di denunce di fake news e un +353% di messaggi di “alert”, evidenziando uno stato d’emergenza per la credibilità di tutto il settore dell’informazione.
Internet infatti con la sua vocazione alla pluralità e con la possibilità di dare parola a chiunque sia in grado di creare una notizia o di aprire un profilo pubblico, ha messo a dura prova il controllo delle informazioni, con il risultato di trovare notizie false diffuse anche dagli organi tradizionali, proprio per la difficoltà di risalire alle fonti e di vagliare con attenzione la veridicità di quanto diffuso.
Il rapporto Ital Communications del Censis ha messo in luce quanto le fake news abbiano influenzato il pensiero degli italiani sul Covid. Il 38,6% degli italiani ad esempio è convinto che il virus sia stato creato in laboratorio e sfuggito per sbaglio, mentre il 4,6% della popolazione, circa 2 milioni e 300.000 persone, ritiene ci sia una connessione tra il Coronavirus e la rete 5G. 
L’incontro costante con le fake news, soprattutto in rete, risale però al periodo prepandemico. Secondo i dati di Eurobarometro, nel 2019 il 71% degli europei e il 63% degli italiani si imbatteva in almeno una fake news al mese, aumentando così il rischio di condividere informazioni non veritiere. La pandemia ha dunque accelerato un processo già in atto, creando una produzione di informazioni eccessiva e causando nella maggior parte della popolazione una confusione diffusa. Sempre secondo il Censis infatti il 49,7% degli italiani ritiene che la comunicazione pandemica sia stata confusionaria e per il 39,5% ansiogena, tutti fattori che compromettono anche l’attendibilità della comunicazione ufficiale. Il Ministero della Salute, per correre ai ripari, ha realizzato una sezione ad hoc per informare sulle fake news maggiormente diffuse nell’ambito della comunicazione sanitaria collegata al Covid-19, ma può bastare un solo canale ufficiale per far fronte ad una diffusione così ampia? 

Ciò che occorre più di ogni altra cosa è un’adeguata campagna di informazione sull’utilizzo degli strumenti digitali, che possa aiutare gli utenti a capire come smascherare le fake news e neutralizzarne gli effetti. Su questo l’Italia è ancora un po’ indietro perché, se da un lato si è abbassato il digital divide con un maggior accesso alle piattaforme online, dall’altro è aumentata l’information gap, ossia la capacità di discernere le informazioni e capire quali provengono da fonti attendibili e quali è importante scartare.  Le fake news si nutrono proprio di queste mancanze e, in alcuni casi, complici le verosimiglianze con fatti realmente accaduti o con episodi straordinari della realtà, riescono a fare breccia nella mente di tantissime persone.
Questa modalità non è nuova alla storia del mondo. La diffusione di notizie false a scopi politici, economici e sociali affonda infatti le proprie radici nella notte dei tempi e alcune fake news sono diventate epiche per la loro eccezionalità.

Le fake news più famose della storia
La fake news più clamorosa, che ha inciso in maniera importante sulla crescita di quello che diventerà lo Stato della Chiesa, è la Donazione di Costantino, un documento che parlava di una donazione fatta dall’Imperatore romano Costantino a papa Silvestro, a seguito di una sua miracolosa guarigione dalla lebbra. Il documento fu dichiarato falso nel 1500 da Domenico Valla, ma ormai lo stato della Chiesa era diventato già una potenza globale, puntando anche sul prestigio di una validazione che veniva direttamente dall’impero.
Un’altra fake news di matrice storica è legata a Napoleone Bonaparte. Nel febbraio del 1814, il celebre generale francese fu dichiarato morto. La notizia, sebbene non fosse stata immediatamente confermata dagli organi ufficiali, sconvolse così tanto la popolazione che ebbe fortissime ricadute sulla borsa di Londra, che crollò di colpo. Gli autori della diffusione della falsa notizia erano proprio degli investitori che hanno poi guadagnato sul crollo dei titoli governativi. Fu accusato però del misfatto Sir Thomas Cochrane, un membro del Parlamento inglese ed eroe navale, che riuscì a riottenere titoli e prestigio solo dopo diversi decenni.
Passando a fake news legate ad eventi straordinari, come non citare le tesi complottiste intorno allo sbarco sulla Luna? Tra le fake news più famose ci sono quelle relative alla bandiera che sventola, che in realtà non sventola, ma è semplicemente stropicciata dal viaggio, e la teoria secondo la quale le foto e le riprese dello sbarco siano state costruite in studio. A 50 anni da una conquista epica, ancora c’è chi la ritiene solo un fotomontaggio.
Arrivando ai giorni nostri, una delle più sorprendenti fake news che hanno scosso l’America nel 2016, è quella della presunta nascita dell’ex presidente degli Stati Uniti Barak Obama in Africa e non negli Stati Uniti, dato questo che avrebbe reso incostituzionale la sua elezione. Per diventare infatti Presidente degli Stati Uniti d’America è obbligatorio nascere in territorio statunitense.  Sono circolati in rete diversi certificati di nascita, tra i quali ricordiamo quello di Honolulu, nelle isole Hawaii, e in Kenya, con addirittura la foto di un piedino del neonato. Dopo accesi dibattiti, smentite e dubbi, fu lo stesso Donald Trump a dichiarare pubblicamente che la notizia fosse una fake news.
Questa carrellata di notizie ci dà la possibilità di capire a quale livello possano arrivare le fake news e quali ricadute possano generare. Diventa dunque fondamentale saperle riconoscere per non innescare meccanismi di diffusione, anche involontari, che potrebbero provocare danni economici e sociali importanti. 

Come riconoscere e neutralizzare le fake news
Le notizie, come possiamo constatare ogni giorno, viaggiano velocemente in rete e questa velocità è il segreto del loro successo. Il primo passo per poterle individuare è dunque quello di dedicare qualche minuto all’analisi di una news che si pensa di condividere. Cominciamo dal titolo: guardando ad una news ciò che ci colpisce è principalmente il titolo e le immagini correlate. Tanto più è sensazionale il titolo, tanto più la nostra attenzione viene colpita. A questo punto dovrebbe scattare il primo campanello d’allarme.  I titoli sensazionalistici fanno spesso leva sugli argomenti caldi del momento o su situazioni emozionali che colpiscono subito. Prima di dare credito a quanto stiamo leggendo osserviamo con attenzione il titolo, la foto correlata e il sito dalla quale è presa. 
Se non conosciamo la fonte, è meglio accertarsi della notizia da fonti attendibili, che potrebbero essere siti ufficiali collegati all’argomento, quotidiani nazionali e/o canali di informazione autorevoli.
Passiamo poi al contenuto della notizia: bisogna badare bene a com’è scritto l’articolo. Notate se ci sono riferimenti a fatti precisi, a persone correlate al fatto e a luoghi specifici: maggiori sono le informazioni, maggiore è la probabilità che la notizia sia vera.
In base a queste valutazioni è possibile smascherare le fake news più diffuse online, ma è importante acquisire molta pratica con la navigazione online per capire quanto si è di fronte a teorie complottistiche o al fenomeno nascente della pseudoscienza. Le fake news infatti evolvono in vere e proprie bolle di informazioni che sfruttano le funzionalità dell’algoritmo per proporre a persone sensibili a determinate tematiche notizie molto simili con contenuti errati per facilitare la diffusione. Formarsi sull’utilizzo degli strumenti digitali e accedere al web con consapevolezza è dunque un obiettivo da perseguire a breve e lungo termine.

La Scuola di Comunicazione Gentile promuove percorsi dedicati all’educazione digitale, con particolare riferimento ai fenomeni del web come cyberbullismo, fake news e hate speech.
Partire dalla consapevolezza nell’utilizzo degli strumenti web è il più valido aiuto alla neutralizzazione di pratiche lesive della validità di piattaforme come i social network e i siti internet. Educare al web è un modo per evidenziarne le funzionalità e le opportunità con la finalità di renderlo uno strumento a supporto della formazione, dell’intrattenimento e dell’informazione, e non un luogo virtuale nel quale emergono discorsi d’odio, disinformazione e pratiche discriminatorie.

Che cos’è la comunicazione gentile?

La comunicazione gentile è una filosofia di vita.
La gentilezza è un fiore nel deserto che dona a chi lo osserva la speranza di un mondo a colori anche quando intorno c’è il grigio.
L’immagine di quel fiore che cresce forte e rigoglioso nonostante le avversità, è un riferimento che riportiamo ogni giorno nelle nostre azioni, nel nostro approccio al lavoro e nella gestione delle relazioni personali. Un modo di vivere che pone al centro l’empatia. Mettersi nei panni dell’altro è un primo passo per attuare uno scambio e creare sin da subito un rapporto di fiducia nel prossimo.
Fidarsi delle persone è fondamentale per capire quali sono le cose importanti e come affrontare gli ostacoli.
La comunicazione gentile ha poi un potere dilagante, che quando si attiva non si ferma più!
Per questo invitiamo voi lettori a non rinunciare mai ad essere cortesi, perché il vostro gesto gentile diventerà di ispirazione per qualcuno e si espanderà, vincendo con caparbietà ogni violenza verbale e gestuale.

Cosa ci ha ispirato

Arrivare a questa consapevolezza non è stato facile e prima di procedere con la nostra idea di comunicazione gentile, crediamo siano doverosi alcuni grazie.
Ringraziamo per prime le nostre famiglie, il fulcro originario che ci ha trasmesso l’importanza di comunicare senza essere eccessivi e di rapportarci all’altro con curiosità.
È fondamentale poi dire grazie a chi negli anni ci ha fatto credere che un mondo gentile non potesse esistere, a chi ha divulgato parole di rabbia spacciandole per dissenso e a chi ha diffuso disinformazione con l’obiettivo di abituarci alla paura.
Esprimiamo gratitudine infine alla capacità di comunicare, parte fondamentale della nostra esistenza e viatico per prospettive sempre nuove. Una parola, un gesto, un’immagine, tutto ci dice qualcosa, e la scuola di comunicazione gentile nasce proprio per dare a tutti la possibilità di sentirsi parte di un universo che si reinventa costantemente nel nome delle buone pratiche.
Dalle favole di Gianni Rodari ai testi pungenti di Vera Gheno; dalle teorie dell’intelligenza emotiva agli studi sul cyberbullismo e le fake news, il nostro cosmo è animato da spunti e tematiche che ruotano intorno ad un unico fuoco centrale: comunicare con gentilezza! E allora perché non renderlo un’idea strutturata, con piccole regole da seguire, allo scopo di realizzare una rete di persone gentili?!

Scuola di comunicazione gentile: un progetto open

Così nasce la Scuola di Comunicazione Gentile!
Un progetto pronto a vagliare le proposte di tutti. Ciascuno può proporsi come parte del team e collaborare per creare percorsi condivisi e progetti innovativi con l’obiettivo di diffondere pratiche gentili.
I nostri programmi sono rivolti alle istituzioni scolastiche, alle aziende, alle pubbliche amministrazioni, ai luoghi di condivisione, alle famiglie e ad ogni tipologia di comunità che vorrà intraprendere un percorso gentile. Frutto del lavoro insieme sarà “Il Manifesto”, il prodotto tangibile del confronto tra persone che condividono un ambiente di lavoro, di relazione o una passione comune.
Potete farvi un’idea di che cos’è per noi il manifesto, leggendo le “10+ 1 dritte per diventare comunicatori gentili”.
I desideri di gentilezza di ognuno saranno disponibili online per chiunque vorrà condividerli e farli propri. Si creerà così una rete, che si collegherà ad altre reti per riempire il mondo di prassi gentili!
E voi di quali categorie gentili volete diventare rappresentanti?
Troviamo insieme il percorso ideale per la vostra community. Diffondere gentilezza sarà come vivere la primavera tutto l’anno: il mondo si risveglia, si colora e mette in circolo tanta energia positiva!
Partecipa al progetto e iniziamo insieme un cammino per rendere il web un luogo più sicuro e la comunicazione quotidiana uno strumento efficace per esternare la propria visione personale.